Un’ affermazione molto generale, e come tale non valida in assoluto: una caratteristica qualificante del nostro tempo è infatti “l’essere il migliore”.

Questo vale sia come persona nella vita comune, sia come imprenditore, ma nella quotidianità comune quante persone e aziende lo sono? Esistono, ma sono ancora delle eccezioni.

Potremmo esserlo tutti? No, perché sono molti i fattori che contribuiscono al successo, quindi cosa dovremmo fare? Elaborare una strategia!

Ricordatevi sempre che, senza nessuna strategia e/o obiettivo, non arriverete da nessuna parte.

Di strategia si parla molto, ma la si applica poco nel suo senso autentico: molto spesso ciò che passa per strategico riguarda in realtà il breve termine e consta di mosse opportunistiche in risposta agli eventi. Invece la capacità di vedere lontano, di individuare e governare le risorse per farle agire sul mercato al momento giusto, anticipando le reazioni della concorrenza, questa capacità è una qualità rara.

Non è del resto un caso il fiorire delle società che offrono servizi di consulenza strategica, con una varietà tale da mettere in imbarazzo chi è alla ricerca di una buona guida in questo campo.

Forse anche per questo la strategia appare talvolta come circondata da un’aureola mistica, e spesso viene citata con eccessiva frequenza, anche a sproposito, come salta all’occhio leggendo le riviste di management.

La “strategia” indica un concetto molto semplice: l’impiego delle risorse in modo da ottenere un vantaggio durevole di competitività. La strategia riguarda cioè la vittoria nel lungo termine e richiede perciò la sicurezza e la disciplina per pianificare oltre il contingente.

Un buon esempio è il Giappone, il cui successo sui mercati mondiali ha destato e desta la meraviglia di molti osservatori che cercano di spiegarlo in vari modi, nei quali però emerge sempre un tratto comune, la “strategia”.

E’ forse proprio questa necessità di considerare il lungo termine che frappone il maggior ostacolo al pensiero strategico, per le molte sollecitazioni a produrre risultati oggi, e non domani.

Spesso le responsabilità di questo stato di cose viene attribuita di volta in volta alle banche, alla pressione fiscale alla sfortuna, quello che è certo è che l’ossessione dei risultati del conto economico, e soprattutto del profitto annuale, ha causato e sta ancora causando il declino di molte aziende italiane finendo nel migliore dei casi, assorbite da gruppi più grandi, o destinate alla chiusura.

Il rinnovamento nei prodotti, servizi, e nelle tecnologie richiede tempo, ricordate questa frase “tempo e modo” due fattori fondamentali per dare risultati; perché paradossalmente le difficoltà finanziarie, se inducono a sottrarre fondi all’innovazione, pregiudicano la sopravvivenza stessa dell’azienda a lungo termine, e questo è un dato di fatto.

Lamberto Scorzino

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