L’esistenza di chiari obiettivi aziendali non è garanzia di successo, anche se la loro mancanza può probabilmente causare problemi, e persino portare all’insuccesso. Del resto si può ben dire a chi pratica regolari esercizi fisici che così facendo non si ha la garanzia di godere in futuro di buona salute, eppure è molto più appropriato dire a chi non pratica alcun esercizio fisico che tale mancanza può rappresentare un rischio per la salute.

La definizione degli obiettivi è un processo che deve iniziare dal vertice, dal livello delle decisioni strategiche dell’impresa. E’ del tutto fuori luogo infatti per i manager di medio livello sobbarcarsi il compito di definire i loro obiettivi quando il vertice aziendale elude il compito primario di considerare e scegliere gli obiettivi globali più appropriati e realistici.

In molte imprese l’alta direzione tende a delegare questo compito a consulenti di “pianificazione strategica” a cui si riferiscono ruoli e obiettivi importanti. Al di là della qualità e professionalità di queste persone, è necessario insistere che la stesura dell’insieme degli obiettivi aziendali riguarda anche l’alta direzione della società, che può si delegare la raccolta e l’analisi dei dati, ed anche la definizione dei piani di settore, o la gestione degli aspetti procedurali del processo di pianificazione, ma non si può assolutamente permettere di abdicare dalla funzione altamente impegnativa di formulare e comunicare a tutti i membri dell’organizzazione gli obiettivi dell’impresa, di far loro vedere sotto quali bandiere potranno pianificare i loro ruoli e le loro attività. In un certo senso gli obiettivi dell’impresa sono le Tavole della Legge, date al popolo come guida, fonte d’ispirazione, garanzia di fede e sigillo dell’Alleanza. A differenza delle tavole bibliche, quelle aziendali non sono immutabili, ma si modificano in risposta alla miriade di sollecitazioni esterne ed interne a cui l’impresa è esposta.

Fin qui niente di nuovo, eppure conviene approfondire alcuni dei problemi che gli strateghi aziendali si trovano ad affrontare nel corso della pianificazione strategica, perché se non li si approccia nel modo giusto, si rischia di vanificare i molti benefici di tale attività. Vedremo inoltre come la creatività può arricchire la ricerca di una strategia aziendale più significativa che efficace.

Un input dinamico

La virtù dei pianificatori consiste nell’anticipare gli eventi probabili e futuri, e nell’escogitare le risposte e soluzioni adatte per i diversi casi. Normalmente pianificare significa per l’alta direzione scrutare l’orizzonte futuro e sforzarsi di formulare l’insieme dei piani che condurranno l’impresa dalla realtà del presente a quel futuro intravisto. Questo significa pianificare in risposta a scenari ritenuti probabili e nei quali si crede valutando l’analisi, la capacità di previsione, del giudizio e della creatività.

Molte imprese hanno conosciuto improvvisamente il collasso perché l’alta direzione aveva in qualche modo mancato nel guardare, con intelligenza ed efficacia, la sfera di cristallo che avrebbe potuto far intuire gli eventi probabili, e le pressioni alle quali si sarebbe potuto in futuro dover far fronte. Purtroppo infatti l’alta direzione insiste nel pianificare sulla base di successi del passato, cedendo magari per maggior sfortuna, all’arrogante illusione dell’invincibilità che si alimenta con il compiacimento dei successi passati.

La nostra è un’epoca di enormi cambiamenti, tecnologici prima di tutto, ma anche di comportamenti e abitudini di vita, è importante per ogni azienda analizzare, pianificare, e cercare di prevedere le conseguenze, almeno le più importanti, chi non sarà in grado, nel prossimo breve futuro di analizzare e prevedere tutte le variabili, sarà inevitabilmente destinato a rimanere isolato, tradotto: chiudere la propria attività.

Quindi cosa dovrebbe fare un imprenditore per prevenire e anticipare gli eventi probabili e futuri nella sua azienda? Sicuramente partecipare in modo attivo a riunioni di pianificazione finanziaria e di programmazione di obiettivi futuri, e, senza ombra di dubbio, assumere un Problem Solver, una persona con spiccate capacità risolutive di problematiche aziendali, e non solo.

Un esperto di problem solving, non è altro che una persona capace di trovare soluzioni dove gli altri falliscono, un manager, un consulente, sono tutte figure valide all’interno dell’azienda, tante parole, previsioni, ipotesi…tutto giusto, ma io imprenditore ho un problema, chi me lo risolve? E’ questo il primo obiettivo che deve avere un imprenditore quando vuole assumere un consulente, la preparazione scolastica e l’esperienza sono importanti, certo, ma esistono le cosiddette “Skill” che sono delle competenze trasversali innate che alcuni hanno e altri no, si tratta delle capacità relazionali e comportamentali che caratterizzano il modo in cui ci si pone nel contesto lavorativo, capacità di svolgere i compiti assegnati senza il bisogno di una costante supervisione facendo ricorso alle proprie risorse, abilità nell’acquisire, organizzare,  e riformulare efficacemente dati e conoscenze provenienti da fonti diverse, verso  un obiettivo definito. Siamo all’alba di una rivoluzione copernicana nel modo di intendere la produzione, il lavoro, i rapporti produttivi e, di conseguenza di tutta la società. L’unica certezza che abbiamo è che questi cambiamenti porteranno un bisogno sempre maggiore di conoscenza, a tutti i livelli.

Lamberto Scorzino

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